2019-03-Blog-Mondo81-Sicurezza-Luoghi-di-lavoro

Parliamo molto spesso di sicurezza nei luoghi di lavoro e di come poterci impegnare quotidianamente per diminuire il numero di incidenti che annualmente coinvolgono un alto tasso di lavoratori in Italia.

Non è un luogo comune pensare che un dipendente posto in un ambiente favorevole sia molto più produttivo rispetto ad un altro.

Questo accade perché un collaboratore sereno e stimolato risulta anche molto più attento e reattivo nel prendere una decisione e prevenire un possibile incidente, spesso provocato da comportamenti e situazioni vissuti con poca lucidità.

Il contesto in cui si esercita la propria mansione quotidianamente è di primaria importanza: scopriamo insieme che cosa è importante per non far ricadere i tuoi collaboratori in una situazione di stress.

 

Eustress e stress negativo

 

La parola stress è usata molto spesso da persone di diverso genere ed età, principalmente con connotazione negativa.

Approfondiamo la correlazione di questo sostantivo con la sicurezza nei luoghi di lavoro e le molteplici sfumature che può assumere in relazione agli ambienti in cui si esercita una professione.

Abbiamo una certezza: lo stress può essere vissuto solo come una sensazione negativa?

No, proprio per questo conosceremo insieme una nuova sfaccettatura, l’eustress.

Possiamo definirlo come un’emozione positiva, la quale ci fa vivere le situazioni in maniera euforica.

L’eustress è presente quando ci sono delle sfide da affrontare con entusiasmo o quando si lotta per raggiungere un traguardo.

Può capitare quando resti alzato fino a tardi per realizzare un progetto lavorativo che finalmente può consentirti di arrivare fin dove avresti sperato. Ma perché questa sensazione non è sempre positiva?

Ciò che determina se un evento sia causa di stress positivo o negativo non dipende solo dalla situazione in sé ma anche e specialmente dalla sensazione che abbiamo di essa.

Ecco perché è importante che i dipendenti si sentano quotidianamente parte di un team, non svantaggiati rispetto al resto dei collaboratori.

Lo stress infatti può avere gravi ripercussioni psicologiche, fisiche e sociali, che sono interconnesse all’ambiente lavorativo.

 

Quali condizioni di lavoro sono sfavorevoli alla creazione di un ambiente di qualità?

 

La competizione per il raggiungimento degli obiettivi e gli stimoli per migliorare la produzione possono essere positivi, fino a quando non si arriva a parlare di mobbing.

L’etimologia di questa parola risale al verbo inglese to mob che letteralmente significa assalire e molestare. Che relazione ha con gli ambienti di lavoro?  Quando si parla di forme di terrore psicologico esercitato da colleghi e superiori.

Possiamo distinguerne molteplici forme:

  • Mobbing dal basso o down-up: questa forma nasce quando qualcuno esercita pressione –il mobber- da una posizione inferiore rispetto a quella della vittima. Accade quando l’autorità del capo viene messa in discussione da uno o più sottoposti. In Italia si verifica con una percentuale inferiore al 10%.

 

  • Mobbing gerarchico: quando il mobber si trova in una situazione superiore rispetto alla vittima. Solitamente un dirigente, un capufficio, un capo reparto possono accaparrare ed affidare ad un solo lavoratore un carico troppo grande di lavoro.

 

  • Mobbing strategico: l’attività è condotta da un superiore al fine di riuscire ad ottenere un obiettivo, tra cui il licenziamento di un dipendente, mediante forti pressioni e situazioni non idonee allo svolgimento delle mansioni lavorative.

 

  • Mobbing orizzontale: è quello praticato direttamente dai colleghi, quando un lavoratore non risulta integrato nel team per motivi di incompatibilità ambientale o caratteriale.

 

Qualora uno o più dipendenti fossero vittime di mobbing, ci sarebbero delle ripercussioni non solo in ambito lavorativo, ma specialmente psicofisico. Fra le conseguenze, infatti, rientrano nella maggior parte dei casi: la perdita di autostima, la depressione, l’isolamento e l’insonnia.

 

Il compito del datore di lavoro

 

Attualmente in Italia non esiste una normativa avente come soggetto il mobbing. Ciò che si può fare, però, è cercare di prevenire questo fattore.

Un compito centrale è sicuramente quello del datore di lavoro, il cui compito è quello di “adottare le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori”.

Tale obbligo, fa si che il datore di lavoro possa essere chiamato a risarcire il danno:

  1. sia al patrimonio professionale;
  2. sia alla personalità morale e alla salute latamente intesa subito dal dipendente.

 

Adottando il giusto approccio, è possibile prevenire e gestire con efficacia i rischi psicosociali e lo stress lavoro-correlato, a prescindere dalle caratteristiche o dalle dimensioni dell’impresa, e affrontarli con la stessa logica e sistematicità riservate ad altre questioni di salute e sicurezza sul lavoro.

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