Il rischio biologico nelle strutture sanitarie

Le strutture ospedaliere sono ambienti lavorativi con la presenza di diversi rischi legati alle attività svolte ed alle mansioni presenti.

Tra questi uno dei più rilevanti è il rischio biologico.

Il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (Testi Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) e s.m.i. comprende nella valutazione dei rischi da prendere in considerazione, l’esposizione agli agenti biologici, in particolare applicando il Titolo X del decreto stesso.

Cosa si intende per rischio biologico?

Il D.lgs. 81/2008 definisce agente biologico, in modo non esaustivo, un “qualsiasi microrganismo, anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano, che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni” nei lavori esposti a tale microrganismo.

Come vengono classificati gli agenti biologici?

Gli agenti biologici vengono classificati in quattro gruppi sulla base delle loro caratteristiche di pericolosità, definite in funzione di alcuni parametri fondamentali spiegati di seguito:

  • Infettività: capacità di penetrare nell’organismo umano e di moltiplicarsi;
  • Patogenicità: capacità di determinate la malattia nell’uomo;
  • Virulenza: esistenza, nell’ambito di uno stesso microrganismo, di ceppi di diversa capacità di determinare la malattia
  • Contagiosità: capacità di trasmissione della malattia a livello interumano;

La valutazione del rischio biologico e le misure da adottare

In merito al rischio biologico il Datore di Lavoro deve prestare particolarmente attenzione alla presenza di agenti biologici che possono essere pericolosi per la salute umana e che possono trovarsi nell’organismo dei pazienti e nei campioni/residui che si possono avere oppure negli ambienti di lavoro stessi (aria, acqua, strumentazione dedicata a pratiche mediche o chirurgiche).

Tutte le mansioni presenti in ambiente ospedaliero, in particolar modo nei reparti, possono comportare il contatto con:

  • pazienti realmente o potenzialmente infetti
  • fluidi biologici
  • reperti anatomici
  • strumenti taglienti o aghi infetti
  • altri veicoli di agenti biologici

Come per gli altri rischi presenti in ambiente lavorativo, il Datore di Lavoro dovrà, a seguito di apposita valutazione, attuare tutte le misure necessarie ad evitare l’esposizione (laddove possibile) o ad abbassare il più possibile il rischio. Misure che possono essere tecniche, organizzative o procedurali.

Nel concreto si possono utilizzare tre tipologie di precauzioni per l’esposizione ad agenti biologici:

  • precauzioni standard: devono essere applicate a tutti i pazienti. Devono essere utilizzate sempre da tutti gli operatori nelle manovre in cui sia prevedibile il contatto con sangue o altri liquidi biologici potenzialmente contaminati (esempio: utilizzo DPI, procedure di smaltimento strumenti taglienti/pungenti, lavaggio delle mani, ecc.)
  • precauzioni da trasmissione: sono le precauzioni da adottare con i pazienti sospetti, o certi, di essere infetti da agenti patogeni importanti e trasmissibili. Trasmissibilità che può avvenire prevalentemente per via aerea (airborne), tramite goccioline (droplets) oppure per contatto con le mani (handborne).

Tutte queste precauzioni sono da adottare in tutte le manovre assistenziale che espongano l’operatore al rischio di trasmissione.

  • precauzioni protettive: sono precauzioni che servono a proteggere i pazienti e da adottarsi in aggiunta a quelle standard e a quelle da trasmissione.

In base all’esposizione ed al livello di rischio, il Datore di Lavoro dovrà mettere a disposizione i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) idonei che, a titolo esemplificativo, possono essere:

  • guanti
  • dispositivi di protezione oculare (visiere paraspruzzi, occhiali, maschere, ecc.)
  • dispositivi di protezione respiratorie (mascherine di protezione, respiratori, ecc.)
  • camici protettivi e sovracamici
  • calzari
  • cuffie

è necessario ricordare che la mascherina chirurgica non è considerata un DPI bensì un presidio medico che però non garantisce protezione.

Per alcuni agenti patogeni è possibile, inoltre, proteggersi procedendo con la profilassi vaccinale specifica.

Infine è necessario ricordare che, a differenza di altri agenti di rischio, non esistendo una relazione dose-effetto, le patologie di origine infettiva insorte sul luogo di lavoro in seguito ad esposizione ad agenti biologici sono tecnicamente configurate come infortuni e non come malattie professionali.

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